Writing/News
Data: 05/02/2020
FLORILEGIO VENEZIANO / Florilége Vénitien Sabato 8 2 2020 ore 18 presso AAB presentazione della cartella edita da L'Obliquo (due poesie e due fotografie)
V E N E Z I A dopo l’esperimento fotografico delle querce in Maremma toscana, mi sono inoltrato in una ricerca ancor più difficile e temeraria: fotografare Venezia con una tecnica simile, scivolata e multipla. Acqua e pietre, muri e canali, incredibile permanenza sopra il nulla e un ritmo di chiari e scuri profondi. Non un discorso ambientalista o catastrofista: solo la volontà di raccontare con affetto una speciale bellezza, giocando con l’ignoto nascosto sotto le acque o dietro le svolte dei rii, intimità sofferente e vacillante, o luminosità di stupende facciate, fragili quinte senza teatro. Ora nel sito un piccolo assaggio dl lavoro fatto un anno fa. Più avanti arriveranno quelle fatte un mese addietro.
A Giorgio Bertelli (il mio editore delle Querce) i miei scatti sono piaciuti: vedremo insieme che cosa ne nascerà. Ma intanto ha scelto un’immagine, per la cartella “Florilegio veneziano”, un omaggio a Venezia, da alcuni anni sua città d’elezione. E' una piccola perfetta opera editoriale (due poesie, due fotografie) due poeti lagunari, Pasquale Di Palmo e Andrea Longega e due fotografi il parigino Hervé Bordas, artista e gallerista che vive a Venezia, e Cottinelli.


V E N I S E après l'expérimentation photographique dédiée aux chênes de la Maremme toscane, je me suis lancé dans une recherche encore plus compliquée et téméraire : photographier Venise avec une technique similaire, glissée et multiple. L'eau et les pierres, les murs et les canaux, une incroyable permanence reposant sur le néant et un rythme de profonds clairs-obscurs. Il ne s'agit pas d'un discours environnementaliste ni catastrophiste : il n'y a là que la volonté de raconter affectueusement une beauté particulière, en jouant avec l'inconnu caché sous les eaux ou derrière les courbes des canaux, l'intimité souffrante ou vacillante, ou la luminosité de splendides façades, fragiles coulisses sans théâtre.
Giorgio Bertelli (www.edizionilobliquo.it) a apprécié mes prises de vue et il a sélectionné un cliché pour l'inclure dans le dossier « Florilège vénitien », un hommage rendu à Venise, sa ville d'adoption. Réalisé en 30 exemplaires signés et numérotés, le dossier contient deux poésies (Pasquale Di Palmo et Andrea Longega) et deux photographies (Vincenzo Cottinellli et Hervé Bordas); sera présenté à Brescia le samedi 8 février.
FLORILEGIO VENEZIANO / Florilége Vénitien                                                 Sabato 8 2 2020 ore 18 presso AAB presentazione della cartella edita da L'Obliquo (due poesie e due fotografie)
Data: 23/01/2020
A CHACUN SON ARBRE - Paris - Atelier l'Oeil Vert - 23 Jan. / 7 Mar. 2020
This picture, from my recent work "The invention of the oak" has been invited in the collective exhibition CHACUN SON ARBRE in the Atelier l'Oeil Vert - 12, rue Léopold Bellan - PARIS - www.loeilvert.fr - from January 23 to March 7 - 2020.
There are on show together 28 tree pictures belonging to 28 artists of various nationalities. Among others, my preferred are: Sarah Moon, Denis Brihat, Pentti Sammallahti, Eduard Boubat, Marc Riboud, Vanessa Winship, Masao Yamamoto, Bogdan Konopka, Ingar Krauss. In this good company my oak feels happy. The project of the ATELIER L'OEIL VERT is to create a dialog between the 28 tree photographies and three large drawings by the painter Gilbert Bellan (1868 - 1951) hanging on the opposite wall.
A CHACUN SON ARBRE - Paris - Atelier l'Oeil Vert - 23 Jan. / 7 Mar. 2020
Data: 30/07/2019
L’invenzione della Quercia
Dopo anni dedicati ai volti di personaggi della cultura mondiale o a racconti di storie sociali (sola eccezione: “Il sogno del giardino” nel 2012) ho incontrato la Maremma Toscana a Montecavallo (fra Sovana e Saturnia) nel podere di mia moglie Maria, con le sue grandi querce. È stata una folgorazione.

Ho deciso di affrontare la quercia, nella sua bellezza, non con la piaggeria amatoriale, turistica, da calendario o da libro strenna, ma con la libertà stilistica delle foto ai sali d’argento su pellicola medio formato in bianco e nero con vecchie fotocamere “a rullo libero”. La mia tecnica di ripresa scivolata, multipla e irregolare, mi ha aiutato a raccontare la quercia come se fosse in atto un colossale esperimento: la sua “invenzione” in un grande laboratorio all’aperto dove strutture, forme, luci e ombre, rami, foglie, tronchi vengono sviluppati, agitati, rimescolati sotto la pressione di forze potenti, spinti verso l’alto o trascinati lungo l’orizzonte, senza pace, alla ricerca di un modello grafico ed estetico originale, sotto lo sguardo del sole che domina, rivela, nasconde con l’ombra, o sotto la protezione delle nubi.

Un procedimento concettualmente darwiniano, però non finalizzato solo a raccontare il progetto evolutivo e il radicamento della vita arborea, ma a descrivere una bellezza ruvida, sconvolgente e assoluta. Una bellezza maschile? Il nome di questo straordinario albero è femminile in italiano, spagnolo, tedesco e nel latino quercus; neutro in inglese e nel latino robur (per designare la robustezza del suo legno); maschile in francese come ulivo, noce, faggio, castagno(per restare nella vegetazione appenninica). Le mie immagini spesso, è vero, sono aspre e rudi, ma mostrano anche momenti vegetali delicati, fragili, raffinati come se la quercia fosse una bellissima donna, un po’ robusta.

Nello stesso tempo, con la dichiarazione d’amore alla quercia, credo di aver reso omaggio alla grandiosità della Maremma tutta.

Il lavoro si concretizza in un centinaio di prove di stampa a getto d’inchiostro di grande formato (fino a due metri di lato), preparate dallo Studio Gusmeri Fine Art su carta matte Hahnemuehle al bambù, per le ruvide pareti del “Cortilone”, affascinante edificio délabré del XVI secolo (già granaio della famiglia Orsini, ora appartenente alla Fondazione Piccolomini-Sereni) saldo su uno dei vertici strapiombanti di Sorano, per una mostra programmata dal 31 agosto (inaugurazione ore 18) al 28 settembre 2019 - chiuso il lunedì ingresso libero h.11-19
L’invenzione della Quercia
Data: 08/12/2018
La passione e le regole: Oreste Orsini e il violoncello
Oreste Orsini nato a Pescara nel 1919, poi trasferito a Roma, è scomparso nel 2017: grande violoncellista, negli anni ‘50 ha fatto parte del Quartetto di Milano, in seguito è stato primo violoncello dell’orchestra sinfonica della Rai di Roma; tra le tante esecuzioni orchestrali amava ricordare anche quelle sotto la direzione di Leonard Bernstein che lo apprezzò al punto da donargli, come gesto di elogio, la sua bacchetta di direttore.

Durante tutta la sua vita si è dedicato con passione alle Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach. Vincenzo Cottinelli ha avuto il privilegio di incontrarlo nella sua abitazione romana nel 2015. Lo ha fotografato liberamente, anche se lui era un po’ emozionato, scoprendo e fissando i momenti che mettono in risalto il lavoro di preparazione e lo studio incessante, svolto nel suo “Atelier permanente”. La carta dello spartito è segnata, usurata, perfino forata da continue annotazioni e cancellature: mentre Oreste Orsini gira le pagine, i buchi fanno passare raggi di luce come fossero l’essenza delle note, puri suoni.

Mani, spartiti, matita, archetto, corde, piroli: la materialità degli utensili dell’esecuzione è sullo stesso piano dell’impegno spirituale e mentale che emana dagli sguardi dell’Artista.

Fotografie ai sali d’argento, film Kodak Tri-X, fotocamera Leica M7 con lente Summicron 35 mm. f.2 Aspherical.
La passione e le regole: Oreste Orsini e il violoncello