VENISE 2019
après l'expérimentation photographique dédiée aux chênes de la Maremme toscane, je me suis lancé dans une recherche encore plus compliquée et téméraire : photographier Venise avec une technique similaire, glissée et multiple. L'eau et les pierres, les murs et les canaux, une incroyable permanence reposant sur le néant et un rythme de profonds clairs-obscurs. Il ne s'agit pas d'un discours environnementaliste ni catastrophiste : il n'y a là que la volonté de raconter affectueusement une beauté particulière, en jouant avec l'inconnu caché sous les eaux ou derrière les courbes des canaux, l'intimité souffrante ou vacillante, ou la luminosité de splendides façades, fragiles coulisses sans théâtre.
Ces photographies sont les premières du janvier 2019. Ceux du janvier 2020 sont en préparation.
Dopo l’esperimento fotografico delle querce in Maremma toscana, mi sono inoltrato in una ricerca ancor più difficile e temeraria: fotografare Venezia con una tecnica simile, scivolata e multipla. Acqua e pietre, muri e canali, incredibile permanenza sopra il nulla e un ritmo di chiari e scuri profondi. Non un discorso ambientalista o catastrofista: solo la volontà di raccontare con affetto una speciale bellezza, giocando con l’ignoto nascosto sotto le acque o dietro le svolte dei rii, intimità sofferente e vacillante, o luminosità di stupende facciate, fragili quinte senza teatro.
Un’immagine è stata inclusa nella cartella “Florilegio veneziano”, la prima di una serie chiamate "Altane" tutti omaggi a Venezia, da parte dell'editore l'Obliquo di Giorgio Bertelli. Con la mia foto ci sono due poesie, di Pasquale Di Palmo (Venezia, 1958) e Andrea Longega (Venezia, 1967) e una foto di Hervé Bordas (Parigi, 1952) uomo d’arte e cultura; famiglia paterna di editori, la materna - i Mourlot - stampatori di tutta la più importante grafica del Novecento) ora gallerista a Venezia e appassionato fotografo.
Nelle loro poesie entrambi i poeti parlano di Venezia percorsa da scrittori amati: Marcel Proust (evocato anche come soggetto di una vecchia sfocata fotografia) nel caso di Di Palmo, mentre Longega pensa ad Antonia Pozzi (che fotografava Venezia nel 1938, anno della sua morte, e scriveva "Forse nella notte / qualche ponte verrà / sommerso") e a Wislawa Szymborska (seduta su un ponte in una foto ricordo, dove forse sta riordinando i suoi amati souvenir kitsch) costruendo così itinerari inusuali, ma entrambi con sottile rimando alla camera oscura.